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Arrivò con qualche minuto di ritardo, causa il traffico particolarmente intenso dell’inizio settimana, ma l’atteggiamento esprimeva la sensazione opposta: sembravano gli altri in ritardo rispetto alla sua tabella di marcia, anziché lei. Questa aria da prima donna la rendeva particolarmente interessante, nonostante fosse già di suo una bella donna: lunghi capelli corvini raccolti in un nastro, occhi nocciola, gambe lunghe e neanche un filo di cellulite! Una piacevole sorpresa in quella giornata uggiosa, che contribuì a fargli passare tutti i veli di stanchezza con cui si era svegliato la mattina stessa. “Sono la tua tutor e sei nelle mie mani” più che una formalità sembrava un buon auspicio e una minaccia allo stesso tempo e si misero insieme alla sua scrivania per definire gli ultimi dettagli tecnici sulla sua postazione, che riguardavano sia software da utilizzare che le policy aziendali da rispettare e, soprattutto, il coordinamento con i suoi colleghi per il lavoro di tutti i giorni. “Lo so che sei un collaboratore e, a maggior ragione, ti chiediamo di essere rigido con il rispetto di queste norme”. Sembrava una lista interminabile di divieti, obblighi e consuetudini, nonché best-practice per la conduzione dei progetti. Subito lei notò il progetto vuoto che stava cercando di riempire e lo sguardo inquieto del suo autore “Non ti preoccupare: capita a tutti di esser tesi il primo giorno. Se non ti esce niente dalla testa, i rimedi sono due: aspettare l’aspirazione o riempire quel fastidioso bianco di sfondo. Così almeno fai qualcosa e chissà che il caso non porti qualcosa di buono”. Riprese il mouse e iniziò a sporcare il perfetto bianco dello sfondo con delle tonalità di verde e rosso. Con un po’ di fantasia poteva vederci dentro un campo di fragole o simili, ma… ecco l’idea! Ha funzionato veramente ed ora sapeva come andare avanti con il lavoro. “Grazie! Dai sempre ottimi consigli?” chiese lui sorridendo. “Solo a chi merita” e ricambiò il sorriso ed aggiunse una pacca sulla spalla. Concluse il suo tempo con “Qualsiasi cosa ti serva, vieni da me che di certo risolveremo insieme il tuo problema” e si allontanò da lui, mettendosi finalmente al proprio lavoro.
Una mattinata illuminante! Peccato che era finita ed era arrivato finalmente ora di pranzo. Pian piano, i suoi colleghi si dileguarono, chi in mensa, chi a casa a mangiare, chi al bar sotto l’ufficio, chi alla propria postazione a consumare un rapido spuntino per poi immergersi nel lavoro. L’opzione “mensa” andava per la maggiore, quindi si unì al gruppetto; d’altronde era un modo semplice e veloce per socializzare con i colleghi. I discorsi vertevano ovviamente su di lui, su come fosse capitato in azienda e che impressione avesse dell’azienda. Non riuscì a rispondere completamente a tutte le domande ma non c’era fretta, dato che avevano tempo per conoscersi. Il progetto sarebbe durato minimo per qualche mese e poi, se si giocava bene le sue carte, avrebbe potuto ricevere una proposta più concreta nell’azienda stessa. Il pomeriggio trascorse velocemente e terminò il logo aziendale rifatto; aveva ormai preso la mano con i software aziendali, molto simili a quelli open source che usava di solito, riuscendo a portare a termine un lavoro discreto. Aveva rielaborato l’idea iniziale e così il campo di fragole era stato sostituito da una foresta verde; anche se la sua tutor non gli aveva dato la soluzione in mano, era contento di esserci arrivato per la propria strada e, cosa più importante di tutte le altre, aveva rotto la solita paura da foglio bianco.
In autobus il pensiero viaggiò sulla sua tutrice: era giovane, era bella, era qualcosa di nuovo che non aveva mai visto. L’aveva impressionato e… per poco non gli faceva perdere la fermata! All’apertura della porta si risvegliò dai suoi pensieri, ritornando nel mondo reale, scese dall’autobus e si incamminò verso casa.